Scomparsa di Francisco Rico

Scomparsa di Francisco Rico

Ricordo di Francisco Rico

di Luca Marcozzi (scarica il pdf)
La portata e il valore degli studi petrarcheschi di Francisco Rico sono riassumibili in una breve formula: essi hanno avuto un impatto così significativo da trasformare profondamente la nostra comprensione della natura e del significato dell’opera di un autore di tale grandezza. Se pensiamo che lo stesso può essere detto per i suoi studi su Cervantes, sul Lazarillo, su Nebrija, possiamo farci un’idea della grandezza dello studioso. Basterà ricordare, per restare nel confortante recinto degli studi petrarcheschi, l’impegno di Rico attorno al Secretum e la sua proposta di datarlo al 1353, ormai pacificamente accettata (ed è con vivo piacere intellettuale che si rilegge, ormai a distanza di cinquant’anni, la dura polemica con Hans Baron, per la lucidissima difesa delle proprie posizioni, per la ricchezza di dati che recava a loro suffragio, per la loro tagliente interpretazione); così pure sono decisive per la comprensione della mutatio animi di Petrarca attorno al 1350 (che gli restituisce la “storia” a lungo negata dalla critica precedente) le argomentazioni, apparse in varie sedi a partire dalla metà degli anni Settanta, sulla organizzazione parallela delle tre raccolte, i Fragmenta, le Familiares e le Epystole, con una necessità di ordine di matrice stoica che prende il sopravvento sull’incondito e negligente scompiglio dello scrittoio e della vita di Petrarca. Aver posto in rilievo come nel periodo tra il 1348 e il 1353 l’autore abbia rivisitato la propria figura pubblica e le proprie opere, integrandole in una personalità rinnovata, modificandole, organizzandole e proiettandole verso il futuro in linea con il nuovo progetto morale e filosofico maturato in quegli anni, è un traguardo consolidato delle ricerche di Rico e rappresenta ormai un punto di partenza degli studi. Il precipitato di questa nuova consapevolezza ha fornito la base a diversi studiosi successivi per una comprensione più avanzata e matura dell’autore. Dalla sua visione, che poggiava su una solidissima filologia, non è possibile prescindere.
Si rammentano qui solo pochi degli studi petrarcheschi di Rico, e cursoriamente, nell’immediatezza che richiede la stesura di un ricordo del maestro e amico il giorno stesso della sua scomparsa, con il senso di smarrimento che deriva da una così dolorosa perdita: ma ci sarà tempo e modo per analizzarne metodo e portata; non si può però non accennare all’importanza seminale del Sogno dell’umanesimo, anche perché conobbi Rico nella sua presentazione romana, auspice un altro grande maestro, e molto suo amico, Alberto Asor Rosa. Nelle diverse occasioni in cui è stato sollecitato su terreni petrarcheschi, Rico ha sempre dimostrato una generosità straordinaria della quale inizialmente ci si stupiva, ma si imparava presto a considerare come il tratto peculiare dell’uomo. Delle molte iniziative cui ha generosamente donato la sua sapienza se ne possono ricordare almeno tre, perché sono nate sotto il segno di una vera amicizia: ha inaugurato il seminario petrarchesco Laureatus in urbe, diversi anni fa, con la lezione conclusiva della prima edizione, scommettendo su una manifestazione agli esordi dedicata agli studiosi in formazione, che ha poi raggiunto traguardi importanti di partecipazione e livello scientifico; ha collaborato con una splendida voce dal titolo Umanesimo al Lessico critico petrarchesco, nobilitandolo sotto ogni profilo; e da ultimo, ha generosamente inviato, pochi mesi fa per il tramite di Enrico Fenzi un suo articolo sui Libri peculiares perché fosse pubblicato su «Petrarchesca», una rivista che ha sempre seguito con attenzione: le bozze erano pronte mercoledì scorso, tre giorni prima che ci lasciasse. Sarà pubblicato nel prossimo numero, con un suo ricordo. Francisco Rico ha avuto molti amici in Italia e collaborato con molti studiosi e studiose, per vari progetti petrarcheschi (i Gabbiani, diversi memorabili interventi a convegni). Tra questi, buon ultimo chi scrive, che ha avuto l’onore e il piacere di poter redigere assieme a lui la voce Petrarca per il Dizionario biografico degli italiani che è poi divenuta un breve profilo biografico incluso nel suo volume I Venerdì di Petrarca. Il profilo è stato riletto e discusso insieme in giro per l’Europa, anch’esso peregrinus ubique come l’autore che trattava: a Roma, il più delle volte, ma anche in vari incontri ad Arezzo, Bologna e Barcellona; in ognuna di queste occasioni, in cui la generosità e l’amicizia di Rico si manifestavano ogni volta con rara naturalezza e liberalità, non sono mancate discussioni su vari dettagli da sistemare, ma soprattutto su un tema ricorrente: se privilegiare, nel racconto della vita di Petrarca, le ragioni della storia o quelle della letteratura, se dare l’idea di un’esistenza che seguisse da presso la scansione del progetto autobiografico dell’autore o fosse dominata, come Petrarca stesso riconosceva, dal caso e dai mutevoli agguati di fortuna, al quale egli si poteva solo adattare. Per questo si è trattato di un lavoro breve ma impegnativo. Su un punto, invece, c’è stato sempre un totale accordo, quello della considerazione di Petrarca per i suoi allievi.
Chiunque ha provato a scrivere la biografia di Petrarca si è scontrato con la vaghezza dei dati documentari, con l'evasività dell’autore sui dati concreti della propria esistenza, e volgendosi alle opere si è immancabilmente trovato a esplorare l’aspetto dilemmatico del rapporto tra vita e poesia. Rico teneva molto al felice titolo del suo Vida u obra de Petrarca, perché, diceva, sarebbe stato ben più banale se fosse stato Vida “y” obra, e perché l’opposizione semantica rendeva immediatamente chiari i problemi che si materializzavano di fronte a un autore che ha continuamente riscritto la propria biografia e rappresentato sé stesso in varie epoche, ciascuna caratterizzata da valori morali e stilistici diversi, di volta in volta prevalenti rispetto a quelli che li avevano preceduti; che ha provveduto a censurare, cassare, obliterare i presupposti “materiali” della scrittura per rendere le opere aderenti a un modello di vita e un’idea di letteratura al quale aveva da un certo punto in poi destinato le proprie energie e la propria invenzione. In fin dei conti, ci dicevamo, ogni scrittore, più che raccontare la vita che ha vissuto, cerca di vivere la vita che ha raccontato. Quest’idea, che ha contribuito a una nuova consapevolezza del disegno complessivo che l’autore ha dato alla propria immagine pubblica cambiando in profondità il corso degli studi era presente in Rico già ai primordi dei suoi studi petrarcheschi, nei primi anni Sessanta («Petrarca falsifica continuamente la sua biografia, inventa episodi, trasforma i dati, ispira la realtà a dati letterari o religiosi. Corregge i suoi lavori più e più volte, ma allo stesso tempo, e proprio per questo, ci comunica con certezza la data di un gran numero di pagine e, come conseguenza, la sequenza delle sue grandi opere latine»: Petrarca, o de las perplejidades de la crítica, in « Cuadernos hispano americanos », 172, 1964, pp. 151-158, a p. 156, traduzione mia). Si è da allora sviluppata in modo acuto, trovando conferme nei dettagli e nelle pieghe dei testi, con una ricchezza strabiliante, che i felici iniziati agli Otia cum Petrarca ben conoscono.
Sotto il profilo personale, la sua amicizia è uno degli eventi più piacevoli che la vita abbia riservato a me e a tutti quelli che lo hanno frequentato. Rico Amava Roma come pochi altri luoghi: con molti amici e complici lo si accompagnava in felici serate delle quali si continuava poi a parlare per mesi, in attesa che si ripetessero, tra il Corso (quando era al Grand Hotel) e piazza del Popolo; e più avanti, quando era ospite dei Lincei, nei primi meandri di Trastevere, tra Porta Settimiana e Piazza della Scala. Le nostre conversazioni toccavano molti temi diversi e a volte anche aspetti molto privati. Quel che non mancava mai era l’orgoglioso racconto della crescita dei nipoti, che amava moltissimo. Ma poi si passava a mille altri argomenti, in serate memorabili e gloriose delle quali ognuno dei presenti terrà sempre nel cuore il felice ricordo.


Ricordo di Francisco Rico

di Loredana Chines
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