Dante e la scuola

AOSTA - Sala Maria Ida Viglino del Palazzo Regionale 10 novembre 2021

Dante e la scuola
DANTE E LA SCUOLA
Convegno di studio e di formazione per docenti delle scuole secondarie
10 novembre 2021, Aosta, e via streaming

Fondazione Centro di studi storico-letterari Natalino Sapegno

La presenza della Divina Commedia nei programmi della scuola italiana è un privilegio dei nostri studi a cui è impensabile rinunciare. Tutti gli aspetti formativi dell’insegnamento letterario sono in essa implicati al più alto grado: l’importanza per la riflessione e la padronanza linguistica; l’altezza dell’ispirazione poetica; la ricchezza e l’ampiezza degli spunti storici ed esistenziali offerti dalla vastità problematica dei contenuti; la centralità nella cultura italiana ed europea fanno del capolavoro dantesco un’incomparabile palestra di crescita culturale.

I 700 anni di vita del poema, se da un lato ne esaltano la vitalità, dall’altro ne fanno un testo sempre più difficile da proporre a una scuola: il convegno di formazione e di studio su “Dante e la scuola” si propone di sollecitare nei docenti delle scuole secondarie, ai quali essenzialmente si rivolge, ma anche nei responsabili delle indicazioni programmatiche delle istituzioni scolastiche, una riflessione sulle prospettive di potenziamento che urge aprire nell’utilizzazione didattica della Commedia.

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Dante e la scuola_locandina.pdf

ABSTRACT DELLE RELAZIONI

Luca SERIANNI (Sapienza Università di Roma – Presidente della Fondazione “I Lincei per la Scuola”)

Commentare Dante a scuola L’intervento si propone una ricognizione di alcuni dei numerosi commenti danteschi attualmente disponibili nel mercato scolastico. Alcuni rivolti espressamente agli studenti, altri con maggiori ambizioni. Ma il problema di fondo è lo stesso: fin dove spingersi nelle chiose? Una parafrasi sistematica comporta l’inevitabile tentazione di leggere solo quella. Non solo: è possibile suggerire qualche approfondimento in direzione filologica e linguistica, senza incorrere nel rischio di rendere sempre più lontano ed estraneo dall’orizzonte di un adolescente il poema sacro?

Giuseppe PATOTA (Università degli Studi di Siena – Accademia della Crusca)

Insegnare la lingua di Dante, insegnare la lingua con Dante Dopo aver dimostrato, numeri alla mano, che l’italiano di oggi condivide col fiorentino di Dante oltre l’80 % delle parole che ne compongono il vocabolario fondamentale, Tullio De Mauro commentò: «Tutte le volte che ci è dato di parlare con le parole del vocabolario fondamentale, e accade quando riusciamo a essere chiari, non è enfasi retorica dire che parliamo la lingua di Dante. È un fatto». Con tutto ciò, presentare e far comprendere i versi di Dante a scuola non è semplice. È possibile rendere queste pratiche più agevoli ed efficaci? Specularmente: è possibile partire dalla lingua di Dante per illustrare agli studenti alcuni aspetti dell’italiano attuale? Nel tempo a disposizione, il relatore proverà a rispondere a queste domande.

Stefano CARRAI (Scuola Normale Superiore, Pisa)

Necessità e limiti di una lettura antologica di Dante Leggere solo una scelta di brani della “Commedia” e appena qualche assaggio della “Vita nova” è la norma nella nostra tradizione scolastica. Si tratta di un’esigenza imposta dai programmi, che non possono essere stravolti né ampliati a dismisura. Tuttavia leggere queste opere per frammenti scelti porta inevitabilmente a perdere di vista ciò che nella strategia compositiva di Dante era un elemento fondamentale, ovvero l’architettura complessiva del poema come quella del prosimetro, oltre che le implicazioni strutturali forti fra i due testi e con l’insieme stesso degli scritti danteschi. Tra i compiti che il docente deve tenere ben presenti va segnalato perciò anche quello di contribuire a compensare e a recuperare per quanto possibile questa dimensione macrotestuale.

Silvia TATTI (Sapienza Università di Roma)

Dante nel suo e nel nostro tempo: per una nuova didattica dantesca Come insegnare Dante a scuola, nei licei e negli istituti di istruzione superiore tecnica e professionale? È una domanda ricorrente, alla quale è molto difficile dare una risposta. La distanza di Dante (linguistica, espressiva, filosofica, culturale) dall’orizzonte conoscitivo degli studenti di scuola non è colmabile e nemmeno può esserlo, perché Dante deve essere studiato come un autore medievale, collocato nel suo tempo. Contemporaneamente Dante affronta temi universali e riesce a intercettare i bisogni degli studenti e a fornire delle chiavi di interpretazione del loro mondo. La ricerca didattica si interroga costantemente sulle possibili strade per avvicinare Dante ai giovani di oggi, con risultati provvisori, ma ricchi di possibili sviluppi.

Ugo CARDINALE (Università degli Studi di Trieste)

Il poema dantesco come laboratorio per l’educazione alla cittadinanza Attraverso uno sguardo straniato sul nostro tempo, per non restarne fagocitati e per poterlo vedere criticamente, si può stabilire un confronto con l’epoca di Dante, senza banalizzare però le differenze e senza incaute attualizzazioni; nella consapevolezza che le difficoltà poste dalla lingua e dall’apparato dottrinale possono costituire comunque una sfida stimolante. C’è un interrogativo al quale oggi non ci si può sottrarre: quello riguardante la comunità umana. Esso è stato attuale in ogni tempo, ma la pandemia lo ha fatto diventare una questione di vitale importanza. Su questo sfondo il confronto può vertere sulla visione della comunità lacerata, sulle cause della sua disgregazione, sulle prospettive di uno sbocco positivo al bisogno di giustizia del singolo e della società.

Claudio GIUNTA (Università degli Studi di Trento)

Dante a scuola. E se provassimo a cambiare qualcosa? Dante è di gran lunga l’autore più presente nel curriculum umanistico degli studenti italiani: tutti ‘fanno’ Dante, a scuola, di solito per più anni alle superiori, ma spesso con anticipi alle elementari e alle medie. Il modo in cui lo si ‘fa’ (continuo a usare questo verbo scolastico, su cui qualcosa forse ci sarebbe da dire) è collaudato da decenni: una scelta molto parca del Dante minore, poi, sgranata su tre anni, la Commedia, o meglio una scelta dei canti della Commedia, più o meno sempre quelli, compatibilmente con il tempo a disposizione e gli orientamenti degli insegnanti. Ho l’impressione che questo sistema non vada più bene, che non sia più adeguato ai tempi (e al poco tempo che si ha a scuola per ‘fare’ – eccolo di nuovo, il verbo fare – letteratura). Forse potremmo provare a fare qualche ritocco: allo studio scolastico di Dante, e di riflesso allo studio scolastico della letteratura.

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